Reportage: Con Dorfles sulle tracce di Pinocchio

Il 20 ottobre 2019 La Giostra dei Talenti ha ospitato Piero Dorfles, giornalista, scrittore, conduttore televisivo. L'incontro ci ha offerto l'opportunità di entrare dalla porta principale nella sua indagine letteraria sul Pinocchio di Collodi e, in fondo, nella natura dell'Italiano medio e più in generale dell'Uomo. Ecco che ricordo ne ha un giovane liceale, nostro "reporter volontario" de La Giostra tra il pubblico
Autore: Lorenzo Cantelli


Riscoprire Pinocchio con Piero Dorfles

L'appuntamento pomeridiano della seconda giornata de La Giostra dei Talenti 2019, dedicato specialmente a lettori appassionati e docenti, è con un'opera risalente a parecchie generazioni addietro di cui è difficile dire se sia più la sua luce o la sua oscurità a tenerla in vita. È nata per non essere più che una storiella per bambini, delle tante che dopo l'unità d'Italia circolavano sui trafiletti dei giornali ed ha finito per diventare uno dei libri più stampati della storia, secondo solamente alla Bibbia. Non parliamo di grandi cicli epici o disquisizioni filosofiche, ma del libro che non manca sui comodini di nessun bambino e nel cuore di nessun adulto: Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi.

Colui che ce ne parla è il giornalista e divulgatore letterario Piero Dorfles, conduttore della rinomata trasmissione di Rai 3 "Per un pugno di libri", nonché già autore di diverse opere di successo. Ci è venuto a trovare per promuovere il suo ultimo libro, edito da Garzanti: "Le palline di zucchero della Fata Turchina: indagine su Pinocchio". 
Dorfles ha tutta l'aria di essere un uomo importante, ma tradisce una certa cordiale semplicità, avvolto nel suo sobrio cappotto, lento e gentile nei modi. Sin dall'esordio è in grado di magnetizzare l'attenzione del folto pubblico, più come un amabile professore che come un erudito e prende ad analizzare con minuzia la fortunata storia di Pinocchio. 

Simboli e allegorie in Pinocchio

Pinocchio è "un pezzo di legno"; così, pragmaticamente, viene definito all'inizio del libro collodiano. Un pezzo di legno speciale, però, in grado di parlare e di muoversi, motivo per cui attira l'attenzione di mastro Ciliegia prima e Mastro Geppetto poi, salvo rivelare presto un'altra caratteristica profondamente radicata in lui: l'incorreggibile tendenza a cacciarsi nei guai. Quindi la sua storia non sarà altro che un susseguirsi di avventure spiacevoli descritte con una crudezza simile a quella di cui si servivano i Veristi nel raccontare delle sciagure del mondo dei "vinti". Quella del burattino diviene una lunga odissea attraverso un mondo magico ed evocativo, in cui i personaggi non sono che allegorie del mondo italiano post-unitario o, in senso più ampio, della vita umana intesa come percorso a ostacoli verso la crescita. E' una serie di errori e ingenuità, di cui ci si rende conto troppo tardi e da cui non ci si può più redimere, se non comportandosi rettamente o, semplicemente, evitando i vecchi comportamenti. Così una ad una crollano le illusioni del bambino di legno, che ambisce a diventare un bambino in carne ed ossa, proprio come i giovani ambiscono diventare uomini degni.

P. Dorfles e Marianna di LibrOsteria in Giostra
Di fronte alla prospettiva di una normale vita fatta di lavoro, quale è quella dei poveri falegnami o dei bambini studiosi, Pinocchio cede facilmente alle lusinghe del Gatto e della Volpe, che lo trascinano al teatro, vero luogo di perdizione. Dopo una prima serie di peripezie il giovane verrà liberato dal severo Mangiafuoco, con la pietosa raccomandazione di recare al padre una modesta mancia di cui sarà prontamente derubato dall'astuta coppia per finire poi impiccato ad un albero.

La morte come la vita, è affrontata da Collodi con tono asciutto, quello adatto ad esprimere un banale stato delle cose, con una spietatezza senza dolore con cui il lettore si confronta già nella prima parte del romanzo attraverso l'involontaria uccisione del Grillo Parlante, entrato da quel momento nell'immaginario collettivo come voce della coscienza soffocata.

Ancora una volta il burattino sarà salvato: la Fata Turchina lo fa portare a casa propria e prospetta a Pinocchio e al lettore una magnifica ricongiunzione con la famiglia, ossia Mastro Geppetto. Pinocchio intanto viene assistito da tre medici (tra cui il Grillo parlante, simbolo ora della resurrezione della coscienza). Interrogato sulle sue vicende dalla Fata, egli mente varie volte su come abbia perso i suoi danari e gli cresce il naso: una semplice somatizzazione e un trucco narrativo che diventano un simbolo geniale della bugia, storpiatura alla dignità dell'uomo maturo, che ancora oggi gode di grande successo.

Il tavolo dei libri degli ospiti in Giostra 2019
Pinocchio è malato e deve bere un'amara medicina per guarire. Prima però vuole una zolletta di zucchero. La riceve e ritenta di bere quella "acquaccia amara"; allora ne vuole subito un'altra. Gli è concessa, ma alla terza s'accompagna l'ammonizione della Fata, senz'altro molto meno dolce in cui Dorflese riconosce un riferimento biblico alla morte: entrano dei conigli neri vestiti da becchini, pronti a seppellire in una bara il burattino disubbidiente, quando la febbre avesse fatto il suo corso. Solo allora, di fronte alla prospettiva immediata della morte, Pinocchio è in grado di riconoscere il bene, esattamente come fa ogni uomo che persevera nelle proprie convinzioni comode e dannose fino alla minaccia finale.

Pinocchio secondo Dorfles: una favola di formazione che indaga il senso della Vita

Pinocchio è una perfetta favola di formazione, perché meglio di qualunque altra rende l'amarezza della vita, l'errore, senza il quale però non si giunge a una mèta. Non può esistere rimedio, se non nella crescita. La compassione, come quella della Fata Turchina, è il solo aiuto capace di farci vivere una vita effettiva e autentica. 

Le palline di zucchero della Fata Turchina, rappresentano nell'analisi di Dorfles l'apice di un'opera che è molto di più di un racconto destinato all'infanzia: come le grandi tragedie greche, che pongono l'uomo di fronte alla sconsolante dimensione del "pathei mathos"(apprendere attraverso il dolore),  il nostro "Pinocchio" indaga il senso più profondo della vita umana.


Il Direttivo di Associazione Alter Vigo saluta Piero Dorfles


Alter Vigo ringrazia la LibrOsteria di Padova per averci proposto questo interessante appuntamento con l'analisi testuale e la critica letteraria, stimolando senz'altro la riscoperta di un grande libro della storia della letteratura italiana. Scopri La Giostra dei Talenti attraverso le foto più belle sul nostro profilo Pinterest


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