Reportage: Vaia, tempesta perfetta e ammonimento per il futuro

La serata di Sabato 19 ottobre è stata dedicata alla ricorrenza di Vaia, tempesta  che ha scosso le comunità montane del Nord-est nel 2018 abbattendo cinque volte la quantità di alberi che vengono selettivamente abbattuti in quell'area in un anno. Catastrofe? Conseguenza del cambiamento climatico? Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura è venuto in Giostra per fare chiarezza, sfatare alcuni miti e prepararci al futuro.
Autore: Debora Casalini

Vaia. Uno shock per l'immaginario collettivo

Quello con Giustino Mezzalira, funzionario di Veneto Agricoltura, è stato un appuntamento interessante, ricco di informazioni e capace di stimolare lo spirito critico dello spettatore nel recepire i resoconti dei media su eventi che, come Vaia, coinvolgono diversi ambiti specialistici del Sapere, colpiscono l'uomo, il suo rapporto con la Natura ed il Paesaggio con un fortissimo impatto emotivo e hanno importanti risvolti di politica e gestione economico-ambientale. Un incontro, quello proposto da Alter Vigo, che si è rivelato un invito alla riflessione dunque e all'importanza di documentarsi o a sviluppare una domanda di informazione competente e non superficiale.

Vaia e la forza delle immagini

Sotto shock e nell'immediatezza dell'onda mediatica, infatti, soprattutto hanno colpito le immagini.
Abbiamo visto interi versanti montani resi "calvi", sfregiati dalla distesa di alberi abbattuti. Milioni di stecchi giganteschi a formare distese di "shangai". Un senso di vuoto visivo e di impotenza a districare la matassa, a liberare e mettere in salvo quello che tutti avvertono come un patrimonio, innanzitutto paesaggistico, poi polmonare e quindi economico ci ha pervaso. E le persone? Ci sono state vite spezzate, case scoperchiate, strade interrotte, isolamento energetico e delle comunicazioni. Vaia ha significato anche questo per chi vive nelle zone colpite.

Per condurci fuori da queste impressioni, Giustino Mezzalira comincia il suo discorso presentandoci una mostra che ha portato con sé. Si tratta di materiale informativo, organizzato attraverso le cosiddette infografiche, e ben preparato su grandi pannelli dall'Ersaf, l'Ente Regionale per i servizi ad Agricoltura e Foreste della Lombardia, la regione meno colpita dalla tempesta Vaia, ma evidentemente preoccupata di diffondere conoscenza e dunque consapevolezza tra i cittadini e gli amministratori.


Vaia in numeri

Ecco alcuni dati chiave per comprendere meglio cosa è successo e la portata dell'accaduto:
Quando: 28-30 ottobre 2018

Dove: Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige specialmente Alpi nord-orientali

Cause: si è creata un'area di pressione atmosferica bassissima rispetto alle aree circostanti (la depressione più forte dell'ultimo decennio) attraversata da forti piogge, temporali e raffiche di scirocco tra i 150-200 km/h, rarissime al nord; non è possibile stabilire una correlazione univoca e diretta con il cosiddetto cambiamento climatico, tuttavia appare probabile che alla violenza dei fenomeni di Vaia abbia in parte contribuito, tramite una maggiore disponibilità di energia e vapore acqueo, la superficie del Mediterraneo, ancora molto calda al termine di ottobre con temperature di 1-2 gradi sopra la media.

Conseguenze: 42.800 ha di foresta abbattuta (12.200 in Veneto) pari a 8,5 milioni di metri cubi di legname; danni infrastrutturali per circa 1,7 mld di euro, controvalore in euro del legname abbattuto 430 Mio, ma una perdita secca del 50% del valore di mercato a cui si aggiungono i costi di raccolta del legname che sono molto superiori ai costi di rimozione in caso di abbattimento controllato;

I pannelli ci mostrano anche altri casi esemplari verificatisi tra gli anni '60 e il 2018 in Italia (Trentino 1966, Piemonte 1990, Toscana 2015) oppure in Nord-Europa ( 1990, 2005, 2007) o in Francia e nell'Europa Centrale con impatti ancora più funesti (Tempeste Lothar e Martin del 1999 con 240 milioni di metri cubi di piante abbattute!). Vaia non è un caso unico o isolato.

Vaia, tempesta perfetta

Vaia, spiega Mezzalira, è stata una tempesta perfetta perché come tutti i fenomeni catastrofali o quelli che i forestali chiamano fenomeni di disturbo, accade e ha delle conseguenze più pesanti col verificarsi di diverse condizioni sfavorevoli nello stesso momento. In questo caso:


  • condizioni climatiche, di temperatura, meteorologiche che generano un vento potente
  • direzione di fronte che si incanala perfettamente in valli strette e boscose
  • foreste "vecchie", fitte di piante non più idonee al progressivo surriscaldamento del clima
  • assenza di un piano di emergenza (procedure, uomini, tecnologia e denaro o fondi di rotazione) per la gestione dell'abbattimento boschivo massivo non pianificato
  • assenza di un piano di emergenza con uomini, macchinari e procedure che consentano il recupero rapido del legname, lo stoccaggio "innaffiato" per preservarlo, l'immissione controllata sul mercato
  • ripartizione frammentaria delle competenze sul patrimonio forestale
  • assenza di una vera filiera del legno italiana (segherie industriali e logistica, reti di teleriscaldamento) specialmente nelle zone vocate alla vendita del legname (< dell'1% del PIL italiano)

La tempesta Vaia. Catastrofe o stimolo a migliorare?

Per un forestale il fenomeno di disturbo più impattante non sono le tempeste, ma piuttosto gli incendi. L'Italia ha un ricco patrimonio forestale: due-tre volte quello di Francia o Germania. Il nostro quadro normativo e la silvicultura sono molto buoni. I nostri boschi sono sani e Vaia complessivamente non rappresenta una tragedia per il nostro patrimonio boschivo. Basterà attendere e le aree devastate si trasformeranno presto in un brulicare di vita a tutti i livelli.

Ma... ci sono alcune cose da fare!


Rimboschimento selettivo

La prima questione da risolvere è se lasciar fare alla Natura e attendere che crescano le piante o guidare il ripopolamento scegliendo quali piante piantare.
Uno studio attento potrebbe guidarci verso una soluzione mista: individuare le aree in cui permettere ricrescita spontanea e quelle in cui intervenire rimboschendo con criteri che tengano conto dell'habitat, ma anche della resistività al cambiamento climatico (nel 2100 potremmo contare su 6°C di temperatura media in più). Per esempio, portando gli abeti rossi a quote più elevate decidere di piantare dei faggi delle Calabrie a quote inferiori dove essi saranno in grado di resistere a temperature più elevate, carenza d'acqua o a fenomeni di vento forte. 

Difesa idrogeologica

Proteggere dalle frane i versanti rimasti scoperti.

Difesa fitosanitaria 

L'innalzamento delle temperature non è favorevole agli abeti rossi che diventano preda preferita del bostrico tipografo, un parassita che che scava le sue gallerie sotto la corteccia. Normalmente gli abeti rossi riescono a difendersi, annegando i parassiti nella resina. Ma per produrre resina serve acqua.
Se sale la temperatura, il bostrico non solo ha un ricco buffet a disposizione, ma si riproduce anche meglio, esponenzialmente meglio. Questo vuol dire per esempio che se in un’estate fredda ci sono 8000 bostrici e in una normale 160'000, in un’estate calda ce ne sono 3,2 milioni. Il legname bostricato è quello che deve essere abbattuto se devastato dal bostrico. Bisogna intervenire.

Innovazione e governance del sistema forestale e del legno

Creare una filiera al passo coi tempi e con le tecnologie per valorizzare il taglio del legno all'interno di un sistema economico e sostenibile in grado di creare occupazione e PIL. In Italia infatti tagliamo molto poco tendendo a rimboschire e preservare, ma i boschi colpiti da Vaia erano vecchi e troppo fitti creando l'effetto domino che ci ha tanto colpiti.

Rivedere la governance del settore forestale oggi delegato alle regioni: in Veneto la gestione è attribuita a sette entità diverse che devono necessariamente riuscire a intervenire di concerto.

"Noi abbiamo bisogno dei boschi e quindi ce ne dobbiamo prendere cura a tutti i livelli". 

Con questa frase il nostro ospite chiude il suo intervento avendo lasciato negli spettatori una idea della complessità all'interno della quale si trovano il bosco e l'Uomo, ma anche maggior chiarezza. E non è cosa da poco! Grazie, Giustino.

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