Reportage:Talenti "diversi" tra quotidianità e diritti

La serata inaugurale della seconda edizione de La Giostra dei Talenti nel racconto della nostra inviata. Per il pubblico un'occasione di incontro e confronto con il talento di vivere. Dalla viva voce di protagonisti di vite difficili quanto ricche e arricchenti, un viaggio a tratti doloroso a tratti allegro e incoraggiante. Certo a smentire molti pre-giudizi.

Autore: Fides Curzolo - Fotografia: Mauro Scattolini


E' stata una serata all’insegna delle emozioni quella di domenica 13 ottobre, nel salone Parrocchiale di San Martino a Vigodarzere; una serata di presentazione e inaugurazione del secondo anno della “Giostra dei Talenti”, la settimana di cultura e divertimento che si è svolta dal 19 al 26 ottobre, organizzata dall’Associazione Alter Vigo.



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Sviluppare ed esprimere i propri talenti è un diritto di tutti



Con questo motto, divenuto il titolo della serata inaugurale dell'edizione 2019, La Giostra dei Talenti vuole riaffermare l’idea del talento visto come la possibilità per ognuno di noi di esprimersi e di essere portatore di ricchezza, di capacità, di punti di vista, e inoltre ribadire che sviluppare e potenziare una propria abilità può e deve essere garantito a tutti con l'aiuto di tutti.

Partendo dalla consapevolezza che non sempre queste asserzioni si realizzano concretamente o che alle volte semplicemente non siamo in grado di riconoscere dei "talenti" come tali, sono state invitate ad esprimersi persone che della cosiddetta disabilità hanno fatto un punto di forza e di partenza. E quasi a sottolineare l'importanza dell'abbattimento di inutili barriere o di adozione di piccoli fondamentali accorgimenti abilitanti, ogni parola detta è stata tradotta da una bravissima interprete Italiano - Lingua dei Segni (LIS), Alessandra Zago.

Si comincia dai saluti del Sindaco, della Dirigente Scolastica, del padrone di casa, il Parroco Don Giovanni. Alter Vigo prende la parola per presentare il programma della manifestazione e con l'aiuto del visual artist Emmanuele Panzarini, l'installazione a cielo aperto Flying Away che già illumina l'area Ex-Elbi dietro alla Chiesa.
Finalmente si è entrati nel vivo della serata quando prende la parola chi ha vissuto in prima persona una difficoltà che non le ha però impedito di contribuire  a creare valore e ricchezza per sé e per gli altri.

La parola ai nostri talenti

Attorno al tavolo, sollecitati da Anna Illetterati, studentessa universitaria e giovane autrice de “Il mare non ha le corsie”, gli ospiti hanno narrato le loro esperienze.
Giulia, Presidente dell’Associazione P63 Sindrome E.E.C. International Onlus, ci ha raccontato e fatto conoscere, anche attraverso la proiezione di un filmato, il progetto "Rareducando" che la porta soprattutto nelle scuole a far comprendere la specificità e la realtà delle malattie genetiche rare e come combattere il fenomeno del bullismo che si genera dallo scontro tra ignoranza e pregiudizio e la fragilità umana.

Greta e Martina: ancora studentessa la prima, ha descritto le sue difficoltà in un mondo che parla di inclusione, ma difficilmente la mette in atto concretamente. Ciò nonostante lei, determinata e grintosa, è attiva nel trovare i suoi spazi ed è nel ritmo della danza che si sente più a suo agio. Martina si è laureata; ha trovato difficoltà a esprimersi, quella sera, davanti ad una sala gremita di gente, ma la sua presenza operosa è stata essenziale per l'organizzazione e lo sarà per tutta la durata de La Giostra. 

L’intervento di Jacopo, liceale, non è stato un racconto sulla sua esperienza ma, attraverso la condivisione del suo amore per gli studi filosofici, ha rimarcato come l’essenza e il valore della persona e dell’umanità non si possa basare sull’apparenza. Dalla sua sedia a rotelle Jacopo lancia un invito ad una società troppo spesso superficiale e pronta a giudicare dall’aspetto esteriore: riconoscere nell’Essere la sua Sostanza, il vero talento. 

Un concetto espresso anche da Anna presentando la serata: 

“Lo scopo della serata è quello di confrontarci con le fragilità che attraversano le nostre esistenze. Sembra che tutti noi dobbiamo nascondere i nostri lati vulnerabili. Sembra che la vulnerabilità sia una colpa. Ci sono persone che la fragilità e la vulnerabilità non possono nasconderla. La società, la città, i luoghi, le case, sono costruite per mettere in evidenza quelle fragilità, per costringere quelle persone a chiedere aiuto anche quando potrebbero non farlo. Confrontarsi con queste persone non significa confrontarsi con qualcosa d’altro da ciò che siamo; significa confrontarsi con noi stessi, fare i conti con il nostro stile di vita, con il nostro pensarci all’interno delle comunità in cui viviamo.”

Anche lei, infatti, ha offerto la propria esperienza e raccontando un fase difficile della sua vita, ha testimoniato che una difficoltà può essere superata, che se ne può parlare, che non ci si deve nascondere.

Poi è stata la volta di Irene: abile nuotatrice, ha festeggiato da poco i suoi diciotto anni. Oltre a gareggiare a livello agonistico è una giovane donna e l’ha voluto sottolineare raccontando come per la sua festa di compleanno scegliere di regalarsi un paio di scarpe rosse con il tacco, considerate dai più non esattamente "convenienti" alla sua disabilità, l’abbia resa tanto felice. 

Elisabetta ed Alessandro, i miei amici velisti, hanno presentato il progetto “Homerus”: anche persone non vedenti o, come loro, ipovedenti, possono condurre una barca a vela e partecipare a regate, organizzate in tutto il mondo per queste categorie di disabilità, oltre che avere la possibilità di vivere in autonomia una vita sia lavorativa che di svago con piacere, curiosità e una buona dose di ironia.

I talenti sanno svegliare emozioni e nuova consapevolezza

Attraverso il racconto, talvolta segnato dall'emozione dell’esprimersi in pubblico o del parlare di sé, si è creato nell’affollata e attenta sala un clima di partecipazione e condivisione, a tratti di sorpresa nel constatare come una cosiddetta disabilità possa essere superata. 
Alla locuzione “diversamente abili” Alessandro, ha sostituito quella di “diversamente disabili”, rovesciando un modo di pensare: siccome anche nel mondo dei “normali” le incertezze, le vulnerabilità e le difficoltà siano infinite, potremmo considerarci tutti disabili a modo nostro.

Molto altro è emerso durante questa bella serata alla scoperta di cosa possa spegnere un talento per sempre e cosa invece lo possa stimolare ad emergere e crescere: la forza di un progetto condiviso e della cultura, l’importanza del ruolo della famiglia di cui ci ha parlato Valentina, Presidente del Comitato Genitori dell'Istituto Comprensivo di Vigodarzere e portavoce qui del progetto scolastico "Star bene", il valore dello sport come mezzo per emanciparsi e sentirsi più sicuri. Per quest’ultimo aspetto si è aggiunto l’intervento del karateka Antonio.

La serata è durata a lungo, ma ciò nonostante alla fine degli interventi i presenti non hanno avuto fretta di andarsene, ma anzi molti si sono fermati per conoscersi, per commentare e per condividere ancora per qualche momento quanto vissuto, stringere la mano e dire grazie ai protagonisti della serata e alla loro generosità. Un bel modo per iniziare un percorso di cultura e di divertimento, con intensità.

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